I grandi alberghi sono in difficoltà tali da adottare misure drastiche di riduzione del personale, mentre in città intanto continua a crescere l’offerta turistica medio-alta.
L’analisi è dell'associazione albergatori (Adan) che lancia un Sos agli Enti locali ed al governo centrale che suona come un preavviso, all’indomani dell’avvio di procedure di tagli dell'organico degli hotel del lungomare Santa Lucia e Oriente. «Sono il risultato di una crisi che va avanti in progressivo aumento sin dal 2007 e rappresentano un campanello d’allarme per tutto il settore turistico alberghiero della città di Napoli in particolare, dove il costo del lavoro rappresenta circa il 70% dei costi ordinari e un’azienda alberghiera non è in grado sostenere momenti di crisi come quelli attuali. Per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali è indispensabile attuare politiche di sostegno congrue e tempestive». La procedura di mobilità per oltre venti unità di personale riguarda «evidentemente operatori che fino ad oggi hanno stretto la cinghia cercando di dragare un momento di difficoltà notevole», dice Gentile. Che pure avevano adottato una politica di sconto e promozione. «Scelte che sono conseguenza di un mercato debole per la domanda irregolare, bassa rispetto ad un’offerta che a Napoli appare abbondante, dove anche la nascita di ulteriori strutture ricettive ha indebolito il mercato». La questione è nazionale ma c’è una aggravante locale. «Intervenire sul costo del lavoro che in Italia è carissimo soprattutto nel settore del turismo, vuol dire garantire l’occupazione, l’economia della nostra città, che questi oneri non possono essere sopportati esclusivamente dalle imprese alberghiere. Già a livello nazionale sono stati chiesti interventi di fiscalizzazione degli oneri e di riduzione del costo del lavoro, in paragone con una concorrenza europea fortissima, la Spagna, la Francia». Ma Napoli «sconta qualche problema in più: gli effetti della crisi napoletana partita nel 2007, in piena emergenza rifiuti, oggi si sommano alle difficoltà di una crisi economica internazionale, siamo ormai al terzo anno di crisi generale, e particolare, del nostro settore. Quindi è al governo ma anche agli enti locali che spetta garantire tempestivamente una economia importante per la nostra regione». Ma quanto è estesa la crisi napoletana? Il riferimento è ai grandi alberghi soltanto?
Per il direttore dell’Ente del Turismo, Scalabrini, la flessione si aggira intorno al 10-12 per cento. I grandi albergatori invece quadruplicano la percentuale contando le stanze vuote. «La crisi è innegabile — spiega la presidente sezione Turismo dell’Unione industriali, Teresa Naldi —, generale e aggravata dalla non gestione particolare, del turismo, sul nostro territorio. Ci sono situazioni più e meno compromesse ma le riduzioni di personale riguardano un po' tutti, Maione qualche mese fa, oggi altri ». «L’albergo con più dipendenti soffre — dice Dario Scalabrini, direttore Ept — ma per una buona parte i nostri sono a conduzione familiare. È vero che nel Turismo non ci sono gli ammortizzatori degli altri settori, l’Iva è ancora al 20 per cento, è un settore penalizzato. Ma è pure vero che a Napoli, Capri o Ischia è negletta qualsiasi forma di consorzio per servizi o forniture, oppure non si è mai pensato a contratti di solidarietà, alle aperture limitate a determinati periodi dell’anno».