E' una associazione che si occupa di Turismo Sociale,Solidale e Sostenibile ed è impegnata ad estendere i diritti sociali dei cittadini consentendo e promuovendo l’accesso alla vacanza al maggior numero di persone, senza distinzione di età, appartenenza culturale, disponibilità economiche e capacità fisiche.

martedì 7 luglio 2009

Turismo, la crisi continua I grandi alberghi licenziano

I grandi alberghi sono in difficoltà tali da adottare misure drastiche di riduzione del personale, mentre in città intan­to continua a crescere l’offerta tu­ristica medio-alta.
L’analisi è del­l'associazione albergatori (Adan) che lancia un Sos agli Enti locali ed al governo centrale che suona come un preavviso, all’indomani dell’avvio di procedure di tagli dell'organico degli hotel del lun­gomare Santa Lucia e Oriente. «Sono il risulta­to di una crisi che va avanti in progressivo aumento sin dal 2007 e rappresentano un campa­nello d’allarme per tutto il setto­re turistico alberghiero della cit­tà di Napoli in particolare, dove il costo del lavoro rappresenta circa il 70% dei costi ordinari e un’azienda alberghiera non è in grado sostenere momenti di crisi come quelli attuali. Per garantire il mantenimento dei livelli occu­pazionali è indispensabile attua­re politiche di sostegno congrue e tempestive». La procedura di mobilità per oltre venti unità di personale riguarda «evidente­mente operatori che fino ad oggi hanno stretto la cinghia cercan­do di dragare un momento di dif­ficoltà notevole», dice Gentile. Che pure avevano adottato una politica di sconto e promozione. «Scelte che sono conseguen­za di un mercato debole per la do­manda irregolare, bassa rispetto ad un’offerta che a Napoli appare abbondante, dove anche la nasci­ta di ulteriori strutture ricettive ha indebolito il mercato». La que­stione è nazionale ma c’è una ag­gravante locale. «Intervenire sul costo del lavoro che in Italia è ca­rissimo soprattutto nel settore del turismo, vuol dire garantire l’occupazione, l’economia della nostra città, che questi oneri non possono essere sopportati esclu­sivamente dalle imprese alber­ghiere. Già a livello nazionale sono stati chie­sti interventi di fiscalizzazione degli oneri e di riduzione del co­sto del lavoro, in paragone con una concorrenza europea fortissi­ma, la Spagna, la Francia». Ma Na­poli «sconta qualche problema in più: gli effetti della crisi napoleta­na partita nel 2007, in piena emer­genza rifiuti, oggi si sommano al­le difficoltà di una crisi economi­ca internazionale, siamo ormai al terzo anno di crisi generale, e par­ticolare, del nostro settore. Quin­di è al governo ma anche agli enti locali che spetta garantire tempe­stivamente una economia impor­tante per la nostra regione». Ma quanto è estesa la crisi napoleta­na? Il riferimento è ai grandi al­berghi soltanto?
Per il diret­tore dell’Ente del Turismo, Scala­brini, la flessione si aggira intor­no al 10-12 per cento. I grandi al­bergatori invece quadruplicano la percentuale contando le stanze vuote. «La crisi è innegabile — spiega la presidente sezione Turi­smo dell’Unione industriali, Tere­sa Naldi —, generale e aggravata dalla non gestione particolare, del turismo, sul nostro territorio. Ci sono situazioni più e meno com­promesse ma le riduzioni di per­sonale riguardano un po' tutti, Maione qualche mese fa, oggi al­tri ». «L’albergo con più dipenden­ti soffre — dice Dario Scalabrini, direttore Ept — ma per una buo­na parte i nostri sono a conduzio­ne familiare. È vero che nel Turi­smo non ci sono gli ammortizza­tori degli altri settori, l’Iva è anco­ra al 20 per cento, è un settore pe­nalizzato. Ma è pure vero che a Napoli, Capri o Ischia è negletta qualsiasi forma di consorzio per servizi o forniture, oppure non si è mai pensato a contratti di soli­darietà, alle aperture limitate a de­terminati periodi dell’anno».

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