Il Circolo culturale ACLI "L. VANVITELLI", denuncia il grave danno portato alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale casertano, dalla decisione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di declassare a sede non dirigenziale l'Archivio di Stato e di sopprimere la Soprintendenza Archeologica accorpando il territorio a quella di Salerno. Le sedi periferiche dirigenziali del Ministero saranno nella regione Campania in tutto nove, di cui cinque a Napoli, tre a Salerno e una soltanto a Caserta, alla faccia di chi, a chiacchiere, parla di rilancio del nostro territorio ma, in pratica, lo impoverisce sempre di più, eliminando o trasferendo centri di sviluppo culturale e istituzionale.Tutto questo si sta realizzando in un silenzio assordante; dove sono i politici, di governo e di opposizione, di riferimento nazionale? Quelli che si sono strappati le vesti quando in una recente ulteriore riorganizzazione, Caserta perse la sola competenza sulla tutela dei beni storici artistici. A nessuno sembra importare nulla. A noi invece importa perché si nota subito che questa riorganizzazione risponde solo a logiche di pressioni politiche e non alla funzionalità del servizio di tutela del patrimonio culturale, che richiede, anche in funzione delle limitatissime risorse, sia finanziarie che umane, la presenza diffusa su un territorio geograficamente circoscritto. Questa assurda dislocazione delle sedi porterà siti archeologici di assoluto rilievo, come l'antica Capua, Teanum Sidicium, Alifae, Sinuessa, Suessola, Cales, Calatia, per citarne solo alcuni, ad essere necessariamente trascurati,divenendo, di fatto, periferia di Salerno. Inoltre con questo tipo di riorganizzazione, confermandosi il trasferimento della tutela del patrimonio storico artistico casertano alla sede di Napoli, diventa ancora più concreto il rischio che la gestione della Reggia passi, per competenza, alla Soprintendenza o al Polo Museale di Napoli . Pertanto auspichiamo una forte mobilitazione di tutti gli enti istituzionali territoriali, di tutto il mondo associativo provinciale, culturale e non, e dei mezzi di informazione, per chiedere a gran forza che non venga ulteriormente impoverito un territorio già fortemente compromesso.
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